Ho camminato a lungo prima di
esplorare il buio, ci giravo intorno perché ne avevo paura.
Al contrario di quello che si pensa
il buio non fa paura è solo buio.
Non si nutre di terrore piuttosto ti
avvolge in una coperta di nulla, quel nulla lentamente ti consuma, eppure non
senti dolore, quando il buio ti avvolge non lo senti.
È difficile attraversare il proprio
buio perché non ci sono punti da memorizzare, non ci sono riferimenti, si
cammina a tentoni in un vuoto perenne che confonde il tuo tempo e i tuoi
giorni.
Ti puoi perdere nel buio, qualcuno lo
esplora e non fa più ritorno, qualcuno ne esce solo parzialmente forse per
questo son pochi quelli che tentano di esplorarlo.
Ho vagato nel mio buio e ho vissuto
del mio vuoto in un tempo che non ha misura, in giorni che non oso ricordare.
Poi ho guardato bene il vuoto ed è lì
che ho capito che era un corpo come un altro da riempire.
E così ho acceso il mio buio di
ricordi, di immagini, di volti, di sguardi, di promesse sussurrate, paesaggi
rubati alla vita, di correre di giorni.
Ho scelto i volti dei miei amici i
momenti che mi hanno dato, i mille modi che hanno escogitato per farmi
rientrare intatta dal mio buio.
Il vuoto non so cosa deve aver
pensato in quel momento.
Forse il mio riempirlo gli è piaciuto
o forse lo ha spaventato ed è scappato.
Penso spesso al mio buio a quello che
ho visto e quello che ho lasciato.
Ho appeso una stella proprio sulla porta di ingresso del
mio buio e adesso illumina quel vuoto che ho riempito e mi ricorda che neanche
il buio è poi davvero così buio…
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